sabato 11 novembre 2017

NOVANTADUESIMO SOLILOQUIO
<Porsi dal punto di vista del successo del virus, il risalto della Stengers, è sintomaticamente indicativo per una svolta esplorativa del movente di una ripetizione, in forza della quale, nella temporalità estensiva dell'acquisire in noi esperienza del nuovo, tutto ritorna allo stesso posto.
Rilevante, a tal proposito, è il mettere in evidenza un rilievo...esito sperimentale, quindi, non filosofico..di Oléron (in Trattato di psicologia sperimentale, già da me citato): nei <modelli che introducono elementi nuovi e diversi nel ciclo stimolo-risposta...(la) diversità non è anarchica; vi si trovano al contrario delle regolarità>: osservanza di una procedura sperimentata, al di là di ogni nuova teoria semantico-linguistica.
Il modello <insegna – scriveva Nietsche in Umano troppo umano -, attraverso se stess(o) l'ingranaggio di folle umane (oggi, in <assemblaggio riflettente mobile che si sgrana in una sequenza indefinita di situazioni (Duque, già citato), in azioni in cui ognuno ha una sola cosa da fare> / modello, qualunque sia la spinta genealogica che dà “forma” all'organizzazione ordinativa del tutto: sia essa la confezione dell'architettonica di un sistema gerarchico, <in cui uno dei due termini comanda l'altro> (J- Derrida, Posizioni), sistema, che trova la sua compiutezza nella sua stessa costruzione; si essa il ritaglio dell'invenzione dell'uomo: la, macchina, ieri, per pervenire ad un oggi, segnato dall'<espansione planetaria della tecnologia mobile> (Duque, già citato); coinvolge <la sovranità individuale (poiché) fa di ogni individuo uno strumento per un solo fine> (Umano....); pregiudica la critica, ossia: il negativo; il sovvertitore del mantenimento di un comportamento in usura temporale; ciò, poiché <la perfetta negatività, non appena fissata in volto, si converte nella cifra del suo opposto> (Adorno); delinea la variante della regolarità di un equilibrio di un insieme configurativo di quella che Lacan definisce esperienza di Verità, in quanto esperienza di parola e che Nancy (già citato) ne rileva la metodica, che io, in arbitrio, definirei di un equilibrio che assume in sé il “rapsodico” sotto l'unità del nome; regolarità, che si fa “norma normalizzante, imbrigliata nella radice di quello stesso meccanismo, già allineato a omogeneizzare il contegno del nostro agire pensante e parlante a <prendere come camportamento “normale”, da imporre a tutti, un comportamento spiegato e giustificato razionalmente> (P. Livet,in Concetti nomadi, cit.), sia pure nella nuova esegesi.

Orientamento di <una riproduzione di invarianza - “espropriante”, nella condivisa opinione di Adorno - una delle proprietà fondamentali caratteristiche di tutti i viventi, nessuno escluso: quella di essere oggetti dotati di un progetto, rappresentato nelle proprie strutture e al tempo stesso realizzato mediante la prestazione> (J. Monod, Il caso e la necessità>.

Orientamento, effetto solvente di ogni modello, il quale non viene in luce dal nulla, ma, in quanto <in quanto storia , conoscenza del conosciuto, dacché col <passato> abbiamo qualche familiarità>. Per tale movente, il <già dato (consequenzialmente non può che essere assunto) come presupposto dell'interpretazione>, dal momento in cui l'interprete, in forza della connessione stimolo-risposta (Oléron), entra in relazione col pre-dato, <inserito in una rete di significati che lo comprend(ono) e che <segna la linea che l'interprete deve seguire nel futuro> (Böckh, in Vitiello, già citato).
Linea da seguire, input a un rifletterla comunitario / linea rilevata su circuiti lunghi, come già esternato / traiettorie, tracciate da situazioni minate dalle interruzioni attinenti alle varie climatiche di intelligibilità, incentivati <dall'equilibrio mobile> dell'intelligenza dell'uomo, in concatenazione di sviluppo tra operatività pratica e operatività intellettuale, mediante <astrazioni riflettenti> (Piaget/ Inhlder, Le operazioni intellettuali. In Trattato di psicologia sperimentale, già da me citato).
Mobilità, la quale dà sviluppo ad una situazione d'ordine in perenne riassetto intorno alla parola e allo scambio simbolo, come significato della sua oggettualità / <cammino – mi suggerisce Matteo Bonazzi, in un suo saggio <Io, La Verità, Parlo> di Lacan – esperienza di parola che è immediatamente anche esperienza politica, perché parte dalla constatazione che il soggetto non è un individuo, non è un atomo slegato dal resto del mondo> (in “Anterem” 89).
Condividibilità in un oggi, quotidiano esercizio dell'esistere all'interno di un brusio pubblicitario e in un <virtuale...in intimior intimo meo> (Duque)
degli scambi comunicativi e delle retoriche istituzionali / un'associarmi, tuttavia, con un esplicativo che, a mio avviso, lo mette al punto: il modello sigilla l'azione dell'uomo nel testo, per mezzo del quale si fa istruttivo dello schema mentale del nostro agire pensante e parlante: - un esplicito, spronato da un balenio nel leggere Le discours de la syncope di Nancy: quindi un mio tentativo dimostrativo di una riproduzione nel testo della riedizione nel modello del mondo reale...un insieme di fenomeni, comprese le nostre idee (Kant, Critica della Ragion pura)...e, in quanto tale, incomprensivo in sé...e lo rende intelligibile e comunicabile.

Senza entrare nel merito dell'intento di Nancy, quel “lume” mi aiuta a rendere comprensibile...senza titolo dell'ultima parola...la procedura evolutiva della nostra cultura, segnata della linea intepretativa che <l'interprete deve eseguire nel futuro>, sollevata dal filologo Böckh (citato in Vitiello) / adottando, nella lettura del lavoro di Nancy, il termine <propagazione>, prospettato dalla Stengers in Concetti nomadi, <in quanto problema (insorgente) all'interno delle problematiche scientifiche / termine (che) ha il grande vantaggio di indicare un fenomeno naturale, ma anche un fenomeno sociale>.

La prolissità di quanto esternato e lo spessore del “taglio” di riflessione sulla nostra cultura, in oggi in composito assetto di crisi nella crisi finanziaria, mi obbligano il proseguire nel prossimo blog.

martedì 31 ottobre 2017

NOVANTUNESIMO SOLILOQUIO

Sospensione valutativa, la mia / scintillio interrogativo su quel modo di pensare, slegato dal processo psichico soggettivo che di fatto decide sul nostro agire pensante / un incidere sui nostri comportamenti e sul nostro legame sociale, interponendo tra la relazione io-tu la nozione di mediazione linguistica per la “normalizzazione”, appunto, della nostra condotta; per l'organizzazione del nostro rapporto sociale; per la separazione tra il settore della cultura e i vari settori dell'economia e della politica...
...e in tale mediazione linguistica, nella pecularietà del suo funzionamento logico...indipendentemente da qualsiasi struttura paradigmatica... manifestante la trasparenza del pensiero a se stesso, rendendola comunicabile, quel slegame si trasfonda in climatizzazione pedagogica, mediante il fenomeno della propagazione epidemica...
...e il nostro consuetudinario vivere in relazione si ingravida di quel slegame attraverso un interagire dei diversi ambiti in cui esercitiamo la nostra attività: sia famiglia, scuola, gruppo, lavoro, sia <su oggetti concreti, elementi dell'ambiente fisico, sia su simboli, incarnati anche negli oggetti, ma cui contano soprattutto le leggi di produzione, di combinazione che non ricalcano quelle dell'oggetto fisico> (Oléron, già cit.).

In tale ingravidare è rivelabile quel carattere reificante per le sorti dell'esperienza esistenziale che Adorno individua in ogni manifestazione del significato di ogni avvenimento.
Da qui l'esigenza, oggi, in cui la confusione delle idee e del linguaggio si fa problema, di interrogarci.
Interrogarci, ascoltando il suggerimento di Lacan, sull'<esperienza che andiamo facendo di noi stessi (Scritti) / interrogarci, disattivando i processi inibitori che offuscano la nostra intelligenza di individui, equiparati nella nostra singolarità, in quanto tutti operiamo pensando e parlando, a vari livelli / interrogarci, per prendere consapevolezza che tale acquisire conoscenza di noi è una pratica di vita strutturalmente divisa, non su <certezza e verità> (Lacan), ma sul nostro io diviso nello stessso tempo: <forma riflessa del processo sociale (perpetuando l'inquadramento) a priori (dell'intelligenza che lo caratterizza) nel sistema eteronomo dei compiti stabiliti dall'alto> (Adorno, Minima moralia); <forma, sia pur frammentaria e inadeguata, che realizza il moto soggettivo (prodotto da quella sua intelligenza) solo a patto di oggettivarlo> (Adorno, Prismi): rammemorazione interiorizzante lo sviluppo elaborativo di quell'atteggiamento mentale che segnò la provenienza della nostra cultura...
...un iter a circuiti lunghi, indotti da elementi nuovi e diversi nel ciclo stimoli-risposte, tali da esercitare una discontinuità sulla contiguità spazio-temporale all'interno della rispettiva <compiuta> (Nancy) <esperienza di verità> (Lacan), scomponendone l''equilibrio: dal periodo che segna la decisione dei greci di costituire una conformazione dell'esperienza mondana su basi “intellettuali” e non “figurativi” a quello classico...nella cui fase (446-431) Atene si era costituita “scuola” per lo splendore dei suoi monumenti e per la fecondità intellettuale...e, infine (429, morte di Pericle), al <crollo di Atene (e il sorgere di) una nuova costellazione> (Weber).
Cicli, posti di fronte alle perturbazioni esterne che richiedono <il perfezionamento, l'elaborazione e lo sviluppo delle idee e del pensiero (dell'atteggiamento mentale) dei suoi primi esponenti> (ibidem) / esigenza motivazionale di un pensabile condensante in sé il confluire della varietà dei pensieri soggettivi, espressi nell'astrazione riflettente di ogni individuo, posto di fronte a perturbazioni esterne che spostavano gli abituali punti di riferimento / squilibri, il cui effetto solvente si rivelava disgregazione <di tutto ciò che era stato prima cementato dalla disciplina e dalle istituzioni (la polis)> (ibidem) / in forza di tale esigenza, quell'iter...nel suo manifestarsi processo graduale di elaborazione, attraverso il quale <l'antico mito, - che fioriva ingenuamente in molteplici forme e come forza coesiva – (nella nuova costellazione) sboccava e moriva nella riflessione> (ibidem).

Riflessione, operatività, in esercizio evolutivo, predisposto <dalle matrici moltiplicative che intervengono fin dai <raggruppamenti> concreti> (Piaget/Inhelder, Le operazioni intellettuali, in Trattato, vol 7°, già cit.) / esercizio, pertanto, originato dagli <indici percettivi (delle) attività sensorio-motorie (che tratteggiano i <percorsi di azioni successive che si coordinano gradatamente...in ragione di mutamenti di posizione (ibidem) / percorsi, la cui conduzione, nel costituire <una seriazione di tutte le serazioni possibili> (ibidem), si stabilizzano costruttivi della rappresentazione di quella che Lacan definisce <esperienza di verità>, espressa dalla parola in coordinazione simbolica con il desiderio e col tempo / conduzione, messa in moto dalle funzioni di caratterizzazione, di catagorizzazione e di predizioni di risposta comportamentale del nostro agire pensante e parlante alle manifestazioni dell'esistente.

Sebbene originata dall'azione individuale di risposta allo stimolo esterno, la riflessione è un'astrazione mentale di rivalutazione e ricostruzione dell'immediata reazione alla provocazione perturbante / spiana la strada per un livello più ponderato e controllato dell'istantanea di ciò che si manifesta, ricostruendosi <struttura elementare contenuta nell'azione (guizzata nella risposta immediata allo stimolo, in quanto la) proietta su un altro piano, quello della rappresentazioni o della presa di coscienza> (Piaget/Inhelder).
In quanto <struttura elementare contenuta nell'azione> - (dando avvio alle) <operazioni formali – al sorgere al sorgere di una combinatoria (di risposta) applicata alle idee e ai giudizi come agli oggetti o ai fattori (l'astrazione riflettente, <nella generalizzazione delle operazioni acquisite allo stadio delle operazioni concrete> del nostro agire pensante, (ibidem) si costituisce stadio di base condizionale dello sviluppo delle combinazioni delle operazioni formali; quindi stadio promozionale <indispensabile> nei meccanismi del conoscere (ibidem) / meccanismi, i quali si avvalorano di processi induttivi, fattori motivazionali che svolgono un ruolo importante al sorgere, aappunto, di combinazioni in variante connessione di stimoli, alle quali possono corrispndono risposte identiche, per generalità o distinte, in funzione di una riflessione più matura o di <una invenzione o di nuove modalità di agire, di pensare e perfino di sentire> (Olèron, vol. 7° del Trattato, già cit.).

Indicazioni integrative, inevitabilmente fondamentali, da sollevare all'attenzione perché si prestano a chiarirci la nervatura grammaticale della nostra cultura e il suo effetto solvente: l'assimilazione di quella nervatura nella formazione dello schema mentale del nostro agire pensante e parlante , attraverso <un processo culturale di apprendimanto (mediante il quale acquistiamo e incorporiamo) i modi che determinano (la nostra) deviazione o conformità> / procedimento, che rinvia a un <processo d'interazione con cui si apprende la cultura, s'acquistano i ruoli, si costruisce il sé, e si formano i modelli di azione deviante (o di conformità)> (A.K. Cohen, Controllo sociale e comportamento deviante).

I loro rilievi provocano l'interrogativo sul taglio genealogicamente costruttivo della nostra cultura, il suo prendere storia e i suoi <meccanismi riproduttivi (non riconducibili a quelli) della specie umana, ma acquisiti mediante il processo di apprendimento> (P. Rossi, Il concetto di cultura).

Appprendimento alla lettera / abbiamo, in un oggi in dilemma...quindi, indifferibile...di un risveglio, in noi tutti, della coscienza storica della nostra cultura per non ripristinarci nani-giganti e, per tale ragione, necessitati ad interrogarci sulla piega culturale di una crisi finanziaria, la quale climatizza, ribadisco, un neoliberismo che increspa il nostro presente e il futuro delle nuove generazioni: il motivo delle mie esternazioni, maturate mediante l'esperienza che io facevo di me stesso, diversamente da Lacan / un'esperienza...mi ripeto...del mio e del nostro io in sé diviso nell'agire pensante e parlante / divisione, elevata a strutturare un'esperienza di mondanità socialmente sperequativa...effetto solvente di quella artificiosa separazione...fra <Io so, tu no> (Adorno, Metacritica), oggi, dualità in mistico Io posso, tu no...
...e tale esperienza scoprirla grammatica della nostra cultura.

Avverto il bisogno di pensarmi per esternare quella nervatura grammaticale della nostra cultura, divenuta virus epidemico del come pensiamo, qualunque sia il nostro ruolo e suggerire, con la Stengers dei “Concetti nomadi”, di <porci dal punto di vista del successo del virus (che fa di ciascuno di noi) il centro di una nuova propagazione> / angolazione, per me, condizione di una rivoluzione culturale come rivolgimento totale di quel <già è> che fa del “nuovo” la sua ripetizione.

Spero al prossimo !?!

lunedì 28 agosto 2017

NOVANTESIMO SOLILOQUIO

Riflessione con il senno del poi / oggi, soggetti pensanti diversi da quelli che furono i nostri progenitori, che avvertirono il bisogno di un diverso atteggiamento mentale, variante l'adattamento all'ordine del mondo e del relativo assetto “sociale” natio, di un pensare secondo l'intenzione divina. Una cesura nel “cuore” della condizione d'ordine in atto, dischiudendo un presente da svelare / un presente, il quale manifesta una diversa costellazione fra stimoli e relarive risposte, che slitta l'esperienza del trascendente e lascia insorgere il problema di un diverso rapporto fra l'uomo e il mondo come totalità dei fatti / problema, il quale dà avvio ad un iter di circuiti, lungo i quali si attiva una elaborazione di quell'atteggiamento mentale.

Riflessioni in stonatura con l'immediato vivere un presente lasciato a se stesso, senza futuro / un presente, sgretolato da una crisi finanziaria che manifesta un sincronico passare la misura tra un potere economico, esercitato dalla metamorfosi di un capitale liquido, con base la fabbrica, in capitale virtuale, gestito in anonimato e con base la banca, e la nostra ristrettezza economica che declina un scivoloso slittare verso la povertà / un presente, inasprito dalla recrudescenza degli atavici mali generati da forme diverse di organizzazione del nostro ordinato vivere da individui in relazione: carcinomi, tra i quali, in propagazione epidemica, criminalità organizzata e corruzione a vari livelli / divari situazionali con il recente passato, ma in linea con la riproduzione di sistemi di intelligibilità ripetitivi di una scissione tra l'amministratore dell'ordine e la maggioranza degli uomini / uomini in servitù o costretta o volontaria come oggi, in quanto agenti deleganti la sovranità, conquistata dalla resistenza, di ogni individuo, oltre il ceto, il ruolo, il sesso.

Riflessioni disarmonici con un oggi, in gestazione di <un sistema tecnologico...ideologicamente rivestito da fattore di cambiamento e generatore di nuove forme di comunità sociale> (Duque, già cit.).
Una variabile indipendente che poggia la sua teoria su una tecnologia mobile, determinando una diversa corrispondenza tra linguaggio in montaggio di segni virtuali e l'attuale esperienza della nostra mondanità, sconvolta e smerbrata della sua totalità organica / totalità organica in squilibrio, causato dalla metamorfosi del capitale che ha prodotto <una frattura insanabile tra locale e globale (producendo) una sorte di statalismo senza stato che si attua attraverso una governance> (É. Balibar, Cittadinanza), da un lato; dall'altro ha climatizzato una cultura neoliberista.

Per tali motivi, abbiamo bisogno di chiarimento: un decifrare decodificante, per orientarci verso il significato di tale situazione che si impone come il nuovo, in un presente incredibilmente confuso / un bisogno, avvertito da me indilazionabile tale da spronarmi, alla mia età, a rimeditare, con una forma di riflessione esploratrice, l'insieme delle forme e delle regole, costitutivo della grammatica della nostra cultura / grammatica che prende storia lungo un iter di elaborazione di quel dato di fatto, che segna la provenienza della nostra cultura: alba, itinerante un dislivellante atteggiamento mentale / un decorso, provocato da un delinearsi di variazioni all'interno della condizione natia di adattamento all'ordine stabilito dall'alto / variazione, leggibile oggi con la psicologia del comportamento, <delle connessioni stabilite fra (una) gamma di stimoli esterni (richiedente, o) in circuiti brevi (o) in circuiti lunghi, risposte (adeguate da parte dell'intelligenza dell'uomo) (P. Oléron, già cit.)

Un rimeditare, indubbiamente in astrazione riflettente, ma comunque non speculativa, ma <volgendo lo sguardo al corso storico (delle nostre primavere perdute), nella speranza di comprendere così qualcosa della nostra sorte medesima> (Weber, già cit.).

<Se cultura dice storia (ogni analisi, ogni interpretazione filosofica, scientifica, ogni ermeneutica) è conoscenza del conosciuto, dacché col passato, al quale apparteniamo, abbiamo sempre una qualche familiarità> (Bõckh, in Vitiello, già cit.): il <già è> di un ordine d'esistente che prende storia <sotto l'unità del nome> e che manifesta, nel variare della connessionne stimoli/risposte, il suo farsi storia e nello stesso tempo il darsi <incompiuto (per) l'ondeggiamento incoativo (inglobato, tuttavia) in una rete di significati (insorgenti nei vari settori dell'esperienza mondana, culturalmente normativizzati, attraverso) un sovrappiù artificioso (che configura l'intelligibilità (dell'ordinato e nello stesso tempo anche, sebbene) spurio, il trait-d'union (col futuro, dal quale prende spunto la relativa configurazione di esperienza)> (J.I. Nancy, già cit.).

Un fotogramma, indicativo per me / mi mette in chiaro una reiterata intelligibilità, opera dell'intelligenza dell'uomo, formativa di un modello di cultura riorganizzativo dell'ordine nell'arena sociale in forza di una forma di razionalità, sede legittima e legittimante l'articolazione equilibatrice di un insieme che corre il rischio del disordine: i suoi strumenti: l'organicità di ogni conoscenza, attraverso l'ordine del sapere e la costituzione linguistica che rende comprensibile e comunicabile quell'articolazione dell'insieme / strumenti coordinatori, al cui interno della loro produzione e dei rispettivi processi, viene ad organizzarsi una configurazione di esperienza che, nell'<unità del nome> (ibidem), acquisisce quell'equilibrio che la rende compiuta: prende storia, e la storia si fa cultura.

Reciprocità di una identità, tuttavia, che funzione soltanto a livello del “modello” organizzativo di una relativa “architettonica”, ricostruttiva del dato di fattto / ricomposizione, resa comprensibile e comunicabile mediante il linguaggio che la manifesta compiuta di un insieme, il quale dà l'impronta del tempo...
...e qui la mia riflessione si imbatte nel dilemma tra determinismo e indeterminismo di una catena che lega in successione uniforme le variabili spazio-temporali, segnandone, nel discontinuo variare delle connessioni stimoli/risposte, la diversità del diverso attualizzarsi...in funzione alla relativa costellazione degli stimoli...una configurazione di esperienza, la quale apre un nuovo circuito, datandone l'unità del Nome.
Superamento del relativo limite o insorgemza stimolante una ricostruzione, attualizzante quella compiutezza, datata e ordinata nell'<unità del Nome>, e rivelatasi all'interprete di turno incompiuta? Problema risolto e generalizzato e che gli stimoli nuovi inducono risposte qualitativamente diverse che rivelano, appunto, l'incompiuto della precedente soluzione?

Il problema per me, il quale si fa più meditato, mettendo in comparazione <il trait-d'union> di Nancy dei circuiti di esperienze uniti e datati dell'unità del nome, con Oléron (Le attività intellettuali, in Trattato, vol.10, già cit. ) della <successione nel tempo della costellazione attuale degli stimoli (verso un nuovo circuito,), introducendo elementi nuovi e diversi nel ciclo stimolo-risposta>.

Angolazioni irriducibili. Tuttavia, mettono in luce la nervatura, telaio costituente la nostra cultura, persistente nella ricostruzione del diverso circuito: -
il rilievo di Nancy dell'incompiuto di quella identità, il cui segno è l'indeterminatezza dell'insieme compiuto, nel trait-d'union trasmette, nel ricostruire il compiuto del diverso, il taglio grammaticale di un cultura, base costitutiva di un modello interpretativo, in grado di <avvolgere l'infinità del disordine (del processo rapsodico, attraverso il quale si manifesta) la “materia”, introducendo categorie d'intelligibilità che mirano a tradurre quell'infinità nell'unità del discorso, il cui taglio grammaticale codifica la regolarità della costruzione mediante la <propria poietica dall'interno della sua produzione> (ibidem);
il rilievo di Oléon della funzione della costellazione in atto nella loro successione nel tempo che dà origine all'esistenza di un nuovo circuito lungo, nel quale viene a delinearsi il successivo campo di determinazione storica di una diversa conformazione della nostra mondanità / campo...slegandomi da Oléon...che assegna la legittimità di quel “compiuto” come totalità dei “fatti”, costitutivi della nostra mondanità. In tale operatività il “modello” organizzativo...ripristinando il rilievo di Oléon...<elementi nuovi e diversi nel ciclo stimolo-risposta. Ma questa diversità non è anarchica, vi si trovano delle regolarità...assimilabil(i) a una abitudine (la quale) consente di fare intervenire contemporaneamente alla plasticità (dei nuovi elementi) aspetti energetici che permettono di esprimere (la nuova connessione) di una classe di stimoli a una classe di risposte (legata allo schema mentale di una) gerarchia delle abitudini, sistemi convergenti o divergenti, la cui utilità sembra certa>. Indubbia angolazione psicologica, ma necessaria a capire la funzione delle categorie d'intelligibilità della nervatura grammaticale della nostra cultura, normalizzante il come noi pensiamo.

La nervatura grammatica e le sue categorie, il problema che resiste ostinatamente all'usura del tempo. Taglio, risultato dalla lunga e travagiata elaborazione dell'atteggiamento mentale per acquisire quella forma di razionalità, divenuta nervatura del nostro agire pensante, differenziandone i livelli: l'uomo del quotidiano vivere, legato alla finitezza umana>; l'intellettuale abilitato a costruire l'unità gerchica del “tutto”, secondo l'ordine del discorso, attraverso un'azione simbolica che implica l'oggettivazione del suo pensiero in vari modi> (M. Jay, L'immaginazione dialettica): ciò si accorda con l'artificiosa costruzione della sua architettonica compiutezza: il “taglio” che esclude il <rapsodico> (Nancy), di per sé impossibilitato ad essere inglobato all'interno di un sistema (ibidem); il <non identico (che viene) mediato dalla coazione all'identità, vuoto resto dopo che l'identificazione si è tagliata la propria fetta> (Adorno, Dialettica negativa>...
...e nella mia tensione riflettente, in quella lottizzazione, <mediata (appunto) dalla coazione all'identità>, è il germe del “cammino” della conoscenza / “seme”, orientato da filosofi, scienziati, epistemologici, storici...i veri protagonisti delle loro relative discipline, che costituiscono l'”architettonica” del nostro sapere...verso l'organizzazione del “tutto” sotto il controllo di una forma di razionalità del nostro agire pensante / semenza, la quale rileva una tara originaria...
e la mia tensione esterna un bisogno preoccupante, oggi, <perché ci sentiamo a una svolta senza riuscire a comprendere...qunto essa ci afferri nel profondo, quanto dell'essenza del nostro antico esistere sia defninitivamente scomparso per fare continuamente posto a ciò che è nuovo, e che nuovo?> (Weber).

Che nuovo? Un interrogativo consonanza di un dato di fatto: il trovarci strascinati dal fluire di una esperienza del vivere la mondanità, alla quale apparteniamo per nascita, ricca di assimilazioni di novità che fan posto, appunto, a ciò che è nuovo, attraverso una sfaldatura tra la distribuzione spaziale di elevate prestazioni, provocate dall'evoluzione di quella forma di razionalità, nervatura della nostra cultura, in razionalità tecnica: <la macchina come maestra> (Nietzsche, Umano troppo unano); tecnologica: oggi in <”ontotecnologia negativa(Internet e cell phone)(Duquen...
...corporature conformative di esperienze compiute nell'unità del nome diverse, ma riproduttive, come <condizione irreversibile (di un) modo di comportarsi del pensiero (secondo) un concetto di oggettività> (Adorno, Metacritica) / modo di pensare slegato dal processo psichico soggettivo, ma chiave di un nuovo ordine socio-politico che investe l'individuo e <la possibilità di un'evoluzione innovatrice della specie> (Stengers/Bailly).


Un istante sospensivo: un lievitare in me l'”elemento nodale” del come pensiamo